in collaborazione -anzi sotto l'attenta egida o egida che dir si voglia- con il Traghetto Mangiamerda,
retrospettacolo per 10 attori, un lettore, un ukulele, un performer, una panchina.
Niente, che dire, si rivisita il concetto di panchina.
Presa a simbolo della politica securitaria e delle sue terribili ancorchè grottesche derive (Verona, la città dell'amore, è la fiera promotrice di quelle "antibarbone"), la panchina in questo spettacolino tripartito viene vissuta come un oggetto vivo, sperimentata per quello che ha da darci e non si sospetta, infine riportata alla normalità.
La si protegge, ci si mangia, ci si dorme.
Poi ci sono quelli del Mangiamerda che fanno delle cose che boh.
retrospettacolo per 10 attori, un lettore, un ukulele, un performer, una panchina.
Niente, che dire, si rivisita il concetto di panchina.
Presa a simbolo della politica securitaria e delle sue terribili ancorchè grottesche derive (Verona, la città dell'amore, è la fiera promotrice di quelle "antibarbone"), la panchina in questo spettacolino tripartito viene vissuta come un oggetto vivo, sperimentata per quello che ha da darci e non si sospetta, infine riportata alla normalità.
La si protegge, ci si mangia, ci si dorme.
Poi ci sono quelli del Mangiamerda che fanno delle cose che boh.
Foto:





Altre foto, tratte dalla rappresentazione del 16 Maggio 2009 a Brutticaratteri, rassegna di editoria indipendente organizzata dal circolo Pink > quivi
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